Gran Caffé Tiziano
Fin dalle origini del Palazzo la stanza più grande del pianterreno veniva chiamata Paveon e dalle fonti veniva ricordata come “il più bello e sontuoso padiglione del Cadore”: concepita con tre archi gotici e una grossa colonna in pietra che formano una loggia, ha un soffitto costituito da 28 travi in legno di noce che poggiavano su una doppia travatura in legno di larice. Colpisce la presenza della colonna centrale tuttora presente, che nel 1729 venne descritta da Don Gio. Antonio Barnabò come “di marmo bigio di tanta grossezza, altezza e qualità della pietra ch’un huomo non la piò abbracciare”, recante sul capitello un piccolo stemma della Magnifica Comunità, che sembra essere il più antico che si conosca di tutto il Palazzo. Nella pian terreno oltre al Paveon vi era il Fondaco delle Biade e del sal , il magazzino pubblico delle granaglie e del sale, e della canipa, una sorta di osteria dove si ristoravano i numerosi viaggiatori che percorrevano la strada regia. Nel 1683 erano istituite le carceri giudiziarie, dove venivano trattenuti i detenuti in attesa di giudizio. Il ruolo pubblico dei locali continua fino all’800, quando nel Paveon ci si riuniva per trattare di interessi commerciali e collettivi. Il Gran Caffè Tiziano divenne tale nel 1821, ai tempi del Regno Lombardo Veneto, ed è uno dei più vecchi locali storici della regione; a partire da quegli anni vi furono diversi restauri e sistemazioni del Palazzo e conseguentemente anche del locale.