Palazzo storico
La Magnifica Comunità di Cadore ha sede nel palazzo situato nella piazza Tiziano a Pieve di Cadore, accanto alla chiesa arcidiaconale di Santa Maria Nascente, matrice della cristianità cadorina. L’antica istituzione, affermata di fatto già nel Trecento, ha rappresentato per secoli l’autonomia di governo della popolazione cadorina, che ha saputo conservare nel tempo la propria indipendenza soprattutto grazie ad un’articolata organizzazione politica di autogoverno del territorio. A partire dal 1338 i cadorini disposero di uno Statuto, un corpus di norme che regolavano l'intera vita civile, politica e amministrativa, riconosciuto anche sotto il protettorato della Serenissima Repubblica di Venezia (dal 1420) e nei secoli successivi più volte aggiornato. Sarà Napoleone, nel 1806, a sopprimere la Magnifica Comunità che vedrà la rinascita, come Consorzio dei Comuni cadorini per la gestione dell'antico patrimonio indiviso, solo nel 1875. Oggi la Magnifica Comunità ha ripreso il suo ruolo di Ente storico culturale che rappresenta l'unità del Cadore.
Il Palazzo fu costruito a partire dal 1444: il consiglio deliberò di fare una cancelleria di muro dove conservare i documenti relativi agli atti politici e giudiziari e un campanile. I lavori proseguirono fino al 1492 quando si concludeva la costruzione del Palazzo che nel frattempo era stato dotato anche sala delle riunioni per le adunanze del consiglio della comunità cadorina e di un fondaco delle biade dove depositare i viveri per la popolazione. Nel corso dei secoli si susseguirono varie fasi di restauro e abbellimento del Palazzo. Degno di nota è la costruzione delle prigioni: un documento del 12 febbraio 1683, conservato negli archivi dell’Ente, ci ricorda che la Serenissima Repubblica aveva approvato la richiesta della Comunità Cadorina di realizzare il carcere giudiziario alla base della torre civica e di confermare quale carcere penitenziario quello presente presso il Castello di Pieve. In effetti i luoghi, da quella data, ospitarono per secoli i detenuti in attesa di giudizio: inizialmente i rei di delitti che poi venivano giudicati dal Consolato Cadorino (era l’organo della Giustizia); successivamente dalle autorità francesi, poi austriache, infine italiane (si pensi che nello storico palazzo della Comunità nel triste periodo della Prima Guerra Mondiale era insediato il Tribunale Militare che, nell’arco del conflitto, emise dure condanne ai nostri soldati, molte con esito letale). Nel corso della storia recente del Palazzo, invece, con l’apertura al pian terreno del Gran Caffè Tiziano, lo spazio delle prigioni perse la sua originaria destinazione e con essa la memoria; nei vani vennero insediati, dal dopo guerra, i magazzini dell’attività commerciale.
Il Palazzo oggi custodisce, oltre al prezioso patrimonio archivistico, costituito da un antico e cospicuo fondo documentario (atti e pergamene dal XIII al XIX secolo), una biblioteca moderna, che raccoglie studi e ricerche sulla storia del Cadore, nonché una biblioteca specialistica dedicata a Tiziano. La raccolta annovera periodici, miscellanee, opere critiche e contributi tutti pertinenti all'opera del grande pittore, alla sua vita, al suo tempo e alla sua cerchia. Alla biblioteca appartiene anche un fondo di stampe e documenti che conserva corrispondenza del pittore e altri manoscritti che documentano la vivace attività mercantile dell’intero casato Vecellio. In ambito artistico l’Ente conserva un nucleo significativo di opere d’arte, alcune delle quali collocate nella sala consiliare come la Dedizione del Cadore a Venezia di Cesare Vecellio e la Madonna con Bambino, san Marco e le allegorie della Fede e della Fortezza di Marco Vecellio, testimonianza dell’attività della bottega dei Vecellio in Cadore. Di notevole importanza i soffitti lignei degli ambienti interni: il più antico a cassettoni arricchiti da motivi vegetali realizzato in legno di cirmolo con al centro lo stemma del Cadore; il secondo, realizzato tra il 1862 e il 1864 da Valentino Paciera Besarel, tende a esaltare l’unità spirituale, politica e culturale del Cadore. Singolare e maestoso il fregio collocato alla sommità delle pareti e suddiviso in 34 nicchie dove sono collocate delle illustri personalità cadorine: un vero e proprio pantheon locale. Al secondo piano del Palazzo della Magnifica Comunità di Cadore sono esposti i reperti archeologici provenienti da Lagole di Calalzo, Domegge e Valle di Cadore, frutto di campagne di scavo condotte a partire dal secondo dopoguerra dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto. Le numerose iscrizioni incise sugli ex-voto fanno di Lagole il secondo centro, dopo Este, per la documentazione epigrafica della lingua venetica.
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