ALDO DE VIDAL: SUI SENTIERI DI UNA VITA

Dettagli dell'evento:

  • quando: 24-07-2021 | 29-08-2021
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Sulle Dolomiti c’è un fiore bellissimo, la Primula meravigliosa. Un fiore di origine molto antica, che ha conosciuto le tormentate, difficili stagioni della formazione delle Alpi, gli aspri periodi delle glaciazioni, adattandosi a vivere su terreni freddi, oppressi dai lunghi inverni, dalle primavere tardive, dalle brevi estati e dai ventosi periodi autunnali. Ha resistito fino ad oggi cercando sempre, diversamente dalla sua cugina Primula auricola, amante del sole e dei luoghi asciutti, i versanti in ombra, crescendo tra le rocce di lunghi pendii, dove ancor oggi fa brillare i suoi petali che hanno il magico colore dell’aurora. È dunque un piccolo fiore che porta la bellezza negli ambienti più repulsivi della montagna. Allegoricamente questo elemento naturale può richiamare alla mente l’esperienza di alcune persone come poeti, letterati, artisti, studiosi spesso relegati ai margini della comunità di montagna, i quali hanno generato delle gemme di vitalità e di bellezza, lottando spesso contro una generalizzata diffidenza. Una di queste personalità è sicuramente il pittore cadorino Aldo De Vidal, artista capace di indagare e trasmettere l’ambiente circostante fatto di uomini e tradizioni, di lotte e di drammi, di natura e di sogni, contrastando sempre il pensiero della montagna mitizzata e sublime, consapevole che l’ambìta cima è un elemento effimero, e casuale generato dalla creazione del lungo processo distruttivo.  Aldo, come molti montanari del suo tempo, raramente superava le quote superiori al limite dei boschi e delle praterie degli alpeggi, e in questo ambiente ha compreso che nulla c’è di eterno nella montagna, la vita è peritura come tutto ciò che è terrestre, e solo il tempo diversifica l’esistenza di un monte da quella di un essere vivente. Sembra oggi che la facilità con cui l’uomo affronta la vetta sia il risultato di una confidenza che mai egli aveva avuto in passato con la natura, quasi sentisse di poterla dominare. Alla confidenza con la montagna è corrisposta nello stesso periodo l’illusione di domare i fiumi e di costruire in zone instabili o valanghive, turbando l’antica relazione tra l’uomo e la natura. Appare, in altre parole, che il montanaro abbia dimenticato il proprio ruolo e soprattutto abbia cancellato millenni di conoscenza diretta del territorio.  L’esperienza di vita e di arte di Aldo De Vidal offre una possibilità di riflessione sulla storia del Novecento.  Dalla nascita nel 1912 fino alla morte nel 2006, ha vissuto intensamente il suo tempo, acquisendo una sensibilità del tutto particolare.Sulle Dolomiti c’è un fiore bellissimo, la Primula meravigliosa. Un fiore di origine molto antica, che ha conosciuto le tormentate, difficili stagioni della formazione delle Alpi, gli aspri periodi delle glaciazioni, adattandosi a vivere su terreni freddi, oppressi dai lunghi inverni, dalle primavere tardive, dalle brevi estati e dai ventosi periodi autunnali. Ha resistito fino ad oggi cercando sempre, diversamente dalla sua cugina Primula auricola, amante del sole e dei luoghi asciutti, i versanti in ombra, crescendo tra le rocce di lunghi pendii, dove ancor oggi fa brillare i suoi petali che hanno il magico colore dell’aurora. È dunque un piccolo fiore che porta la bellezza negli ambienti più repulsivi della montagna. Allegoricamente questo elemento naturale può richiamare alla mente l’esperienza di alcune persone come poeti, letterati, artisti, studiosi spesso relegati ai margini della comunità di montagna, i quali hanno generato delle gemme di vitalità e di bellezza, lottando spesso contro una generalizzata diffidenza. Una di queste personalità è sicuramente il pittore cadorino Aldo De Vidal, artista capace di indagare e trasmettere l’ambiente circostante fatto di uomini e tradizioni, di lotte e di drammi, di natura e di sogni, contrastando sempre il pensiero della montagna mitizzata e sublime, consapevole che l’ambìta cima è un elemento effimero, e casuale generato dalla creazione del lungo processo distruttivo.  Aldo, come molti montanari del suo tempo, raramente superava le quote superiori al limite dei boschi e delle praterie degli alpeggi, e in questo ambiente ha compreso che nulla c’è di eterno nella montagna, la vita è peritura come tutto ciò che è terrestre, e solo il tempo diversifica l’esistenza di un monte da quella di un essere vivente. Sembra oggi che la facilità con cui l’uomo affronta la vetta sia il risultato di una confidenza che mai egli aveva avuto in passato con la natura, quasi sentisse di poterla dominare. Alla confidenza con la montagna è corrisposta nello stesso periodo l’illusione di domare i fiumi e di costruire in zone instabili o valanghive, turbando l’antica relazione tra l’uomo e la natura. Appare, in altre parole, che il montanaro abbia dimenticato il proprio ruolo e soprattutto abbia cancellato millenni di conoscenza diretta del territorio.  L’esperienza di vita e di arte di Aldo De Vidal offre una possibilità di riflessione sulla storia del Novecento.  Dalla nascita nel 1912 fino alla morte nel 2006, ha vissuto intensamente il suo tempo, acquisendo una sensibilità del tutto particolare.Sulle Dolomiti c’è un fiore bellissimo, la Primula meravigliosa. Un fiore di origine molto antica, che ha conosciuto le tormentate, difficili stagioni della formazione delle Alpi, gli aspri periodi delle glaciazioni, adattandosi a vivere su terreni freddi, oppressi dai lunghi inverni, dalle primavere tardive, dalle brevi estati e dai ventosi periodi autunnali. Ha resistito fino ad oggi cercando sempre, diversamente dalla sua cugina Primula auricola, amante del sole e dei luoghi asciutti, i versanti in ombra, crescendo tra le rocce di lunghi pendii, dove ancor oggi fa brillare i suoi petali che hanno il magico colore dell’aurora. È dunque un piccolo fiore che porta la bellezza negli ambienti più repulsivi della montagna. Allegoricamente questo elemento naturale può richiamare alla mente l’esperienza di alcune persone come poeti, letterati, artisti, studiosi spesso relegati ai margini della comunità di montagna, i quali hanno generato delle gemme di vitalità e di bellezza, lottando spesso contro una generalizzata diffidenza. Una di queste personalità è sicuramente il pittore cadorino Aldo De Vidal, artista capace di indagare e trasmettere l’ambiente circostante fatto di uomini e tradizioni, di lotte e di drammi, di natura e di sogni, contrastando sempre il pensiero della montagna mitizzata e sublime, consapevole che l’ambìta cima è un elemento effimero, e casuale generato dalla creazione del lungo processo distruttivo.  Aldo, come molti montanari del suo tempo, raramente superava le quote superiori al limite dei boschi e delle praterie degli alpeggi, e in questo ambiente ha compreso che nulla c’è di eterno nella montagna, la vita è peritura come tutto ciò che è terrestre, e solo il tempo diversifica l’esistenza di un monte da quella di un essere vivente. Sembra oggi che la facilità con cui l’uomo affronta la vetta sia il risultato di una confidenza che mai egli aveva avuto in passato con la natura, quasi sentisse di poterla dominare. Alla confidenza con la montagna è corrisposta nello stesso periodo l’illusione di domare i fiumi e di costruire in zone instabili o valanghive, turbando l’antica relazione tra l’uomo e la natura. Appare, in altre parole, che il montanaro abbia dimenticato il proprio ruolo e soprattutto abbia cancellato millenni di conoscenza diretta del territorio.  L’esperienza di vita e di arte di Aldo De Vidal offre una possibilità di riflessione sulla storia del Novecento.  Dalla nascita nel 1912 fino alla morte nel 2006, ha vissuto intensamente il suo tempo, acquisendo una sensibilità del tutto particolare.